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“Demacrazia” di Giacomo Russo Spena presentato al Ghigno di Molfetta
Gabriele Vilardi e Giacomo Russo Spena
31 gennaio 2018

MOLFETTA - Un personaggio “scomodo” a livello nazionale e il suo progetto politico “in fieri” si inseriscono  nell’inchiesta giornalistica mirata ad individuare le politiche di resistenza in Europa e avviata anni addietro da Giacomo Russo Spena, autore di “Demacrazia”. Su invito della libreria “Il Ghigno” di Molfetta il giornalista ha presentato alla cittadinanza il libro, dialogando in merito con l’attivista Gabriele Vilardi.

Ben sei interviste al diretto interessato sono state necessarie all’autore per delineare una figura sui generis come quella di Luigi De Magistris, sindaco di Napoli ed ex magistrato accusato di avere indagato servendosi di mezzi illeciti che, una volta assolto, ha deciso di dedicarsi alla politica.

«Non ho scelto casualmente di raccontare di Luigi de Magistris: nelle tappe precedenti dell’inchiesta che sto portando avanti non avevo toccato il territorio italiano. Ma la proposta più interessante e innovativa avanzata in Italia e che mi ha colpito è stata proprio quella di “Demacrazia”» sottolinea Spena.

Il termine , che deriva dalla fusione di “democrazia” e “autonomia”, non nasconde la mania di protagonismo del leader in quanto le prime due sillabe del movimento creatosi sono le stesse iniziali di “De Magistris”. Ma poco conta soffermarsi sull’etimologia del termine: più importante è, invece, analizzarne le dinamiche. “Demacrazia” si presenta come un progetto di discontinuità rispetto a Renzi, Salvini, Grillo e rispetto a una sinistra che non si sa che fine abbia fatto; “Demacrazia” si propone di andare oltre la concezione di “destra” e “sinistra”, suddivisione che nel 2018 risulta  effimera o addirittura abbattuta, per migliorare una realtà che evidentemente non ha bisogno di coalizioni ma di soluzioni.

Dopo essersi candidato all’Europarlamento nel 2009 e dopo aver ottenuto 500mila voti in tutta Italia, sostenuto dal Movimento Cinque Stelle, con cui i rapporti si incrinano nel 2011, De Magistris coglie un’importante occasione politica. Stando alla concezione di Hume secondo cui “invece d’impadronirci, di tanto in tanto, d’un castello o d’un villaggio alla frontiera, muovere direttamente alla capitale: padroni di essa potremo sperare di ottener ovunque facile vittoria” De Magistris si candida sindaco di Napoli.

Napoli non è la capitale d’Italia, ma è sicuramente un nucleo centrale del Paese che ha aperto all’ex magistrato una strada che potrà dargli opportunità di più ampio respiro. Naturalmente con le dovute premesse, che già ci sono, ma che daranno i loro frutti nel momento in cui si mostreranno salde e coerenti. Ben 25 anni di centrosinistra hanno distrutto Napoli, ma è bastato un personaggio carismatico e dall’incredibile ars oratoria a farla rinascere dal problema della spazzatura, dalla questione della criminalità organizzata grazie al sostegno trasversale della cittadinanza.

Se sulle prime battute De Magistris ha combattuto la sua battaglia da solo, con il passare degli anni, avendo trovato il sostegno necessario, è riuscito a farsi valere e a far valere Napoli, a darle il riscatto di cui aveva bisogno.

«Particolarmente impresso mi è rimasto il fatto che egli abbia fatto il “sindaco di strada” per giungere al cuore delle problematiche incombenti sul Comune napoletano: si è munito di penna e taccuino e ha camminato per le strade della città, attraversandone anche le zone periferiche, facendosi spiegare dai cittadini e notando con i suoi stessi occhi cosa effettivamente bisognasse cambiare», spiega l’autore.

Ma non basta misurarsi con il popolo (che non è, secondo lo stesso De Magistris, “una parola di destra”) , avere rapporti con la legalità associati al discorso di giustizia sociale e attuare il sovversivismo costituzionale come nei casi del decoro  urbano e dell’assunzione delle maestre: si tratta di una vittoria parziale. Si potrà parlare di conquista quando, mostrandosi meno accentratore e più disposto al meccanismo del gioco di squadra, De Magistris avrà dimostrato che “è il popolo a scrivere la storia e non l’ordine costituito”.

Giacomo Russo Spena e Gabriele Vilardi credono nelle premesse di un progetto ancora da strutturare: spetterà alle prossime elezioni europee decidere se Luigi De Magistris e la sua “Demacrazia” sono un progetto nazionale in battuta d’arresto come tanti altri oppure un punto di riferimento garante di continuità.

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