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Cory Henry & The Funk Apostles al Teatro Forma di Bari
06 dicembre 2017

BARI - Soul Out prevedibile al Forma sabato 2 dicembre, per uno degli organisti migliori di Hammond (B-3) del momento, e non poteva essere altrimenti, considerato che Cory Henry, (newyorkese nato nel 1987), ha cominciato a suonare l’organo all’età di 2 anni e a 6 ha debuttato all’Apollo Theatre, come una vera Star.

In America Cory Henry è considerato un membro di quei musicisti che stanno immettendo nuova linfa nei generi più tradizionali come jazz, funky e gospel; e proprio grazie al gospel che il Cory ha cominciato a muovere i primi passi suonando l’organo in chiesa da piccolissimo. Lo studio approfondito dello strumento ha fatto il resto facendolo subito diventare uno dei più grandi specialisti dello strumento, a tal punto da diventare un punto di riferimento dei giovani musicisti che lo seguono e lo imitano. Il suo virtuosismo gli ha permesso di collaborare con artisti del calibro di Yolanda Adams, Stanley Brown, Israel Houghton, P. Diddy, Kirk Franklin, Kenny Garrett (con cui ha suonato all’età di 19 anni per tre anni), Donnie McClurkin, Boyz II Men, Michael McDonald, Bruce Springsteen, i Roots, Robert Glasper e tanti altri. Alla base del jazz c'è il blues ma non dimentichiamoci che altrettanto importante è la musica che si suonava (e cantava) nelle chiese, dove moltissimi jazzisti mossero i primi passi sui propri strumenti. Quindi, tra i genitori del jazz vanno senz'altro annoverati gli spiritual e il gospel. Cory Henry, newyorkese nato nel 1987, è l'ultimo anello di questa lunga tradizione. Pianista e organista jazz, ma anche di gospel, soul e funk, può vantare tre dischi da leader, Gotcha Now Doc (2012), First Steps (2014) e The Revival (2016), e tre Grammy Awards, oltre alla collaborazione negli Snarky Puppy, l'ensemble autogestito che è una delle più elettrizzanti novità emerse nel jazz dell'ultimo decennio.  

Art Tatum e Oscar Peterson i suoi riferimenti jazz, Jimmy Smith per l’Hammond, Henry al suo meglio combina il gospel e il jazz nel suo modo di suonare.

Cory Henry, voce, organo; Keys Nicholas Semrad, tastiere; TaRon Lockett, batteria; Sharay Reed, basso; Adam Agati, batteria; Denise Stoudmire,voce Tiffany Stevenson, voce, la formazione che ha dato vita ad uno spettacolo pieno di energia ed entusiasmo;

Cory appena entrato ha ringraziato tutti per essere intervenuti e ha appunto detto “potete battere le mani e magari ballare durante il concerto”, quello che praticamente hanno fatto tutti fino all’ultimo brano. Performance cominciata con un classico degli anni ’70 Stayin Alive dei Bee Gees stravolta e personalizzata a tal punto da farla sembrare un nuovo brano, e proseguito con i brani presenti sui suoi tre album, senza praticamente un attimo di pausa, i brani tutti collegati tra loro, e due ore piene di concerto cosa veramente rara ai giorni nostri. I musicisti tutti bravi, in particolare le due coriste, Denise Stoudmire e Tiffany Stevenson, dotate di una voce potente, grintosa e dolce allo stesso tempo, sicuramente provenienti anche loro dal Gospel.

Puro spettacolo il loro dove Cory ha dato dimostrazione di suonare l’Hammond in modo perfetto facendo intuire di conoscere lo strumento millimetro per millimetro, e che giustamente è considerato uno dei migliori al mondo.

Un plauso meritatissimo va a Michelangelo Brusco e Luca Costarella per la scelta sia di questa band che degli artisti finora ascoltati nella rassegna 2017, a dir poco perfetta.

Al prossimo appuntamento.

Antonio Pisani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cory Henry & The Funk Apostles al Teatro Forma di Bari

 

BARI - Soul Out prevedibile al Forma sabato 2 dicembre, per uno degli organisti migliori di Hammond (B-3) del momento, e non poteva essere altrimenti, considerato che Cory Henry, (newyorkese nato nel 1987), ha cominciato a suonare l’organo all’età di 2 anni e a 6 ha debuttato all’Apollo Theatre, come una vera Star.

In America Cory Henry è considerato un membro di quei musicisti che stanno immettendo nuova linfa nei generi più tradizionali come jazz, funky e gospel; e proprio grazie al gospel che il Cory ha cominciato a muovere i primi passi suonando l’organo in chiesa da piccolissimo. Lo studio approfondito dello strumento ha fatto il resto facendolo subito diventare uno dei più grandi specialisti dello strumento, a tal punto da diventare un punto di riferimento dei giovani musicisti che lo seguono e lo imitano. Il suo virtuosismo gli ha permesso di collaborare con artisti del calibro di Yolanda Adams, Stanley Brown, Israel Houghton, P. Diddy, Kirk Franklin, Kenny Garrett (con cui ha suonato all’età di 19 anni per tre anni), Donnie McClurkin, Boyz II Men, Michael McDonald, Bruce Springsteen, i Roots, Robert Glasper e tanti altri. Alla base del jazz c'è il blues ma non dimentichiamoci che altrettanto importante è la musica che si suonava (e cantava) nelle chiese, dove moltissimi jazzisti mossero i primi passi sui propri strumenti. Quindi, tra i genitori del jazz vanno senz'altro annoverati gli spiritual e il gospel. Cory Henry, newyorkese nato nel 1987, è l'ultimo anello di questa lunga tradizione. Pianista e organista jazz, ma anche di gospel, soul e funk, può vantare tre dischi da leader, Gotcha Now Doc (2012), First Steps (2014) e The Revival (2016), e tre Grammy Awards, oltre alla collaborazione negli Snarky Puppy, l'ensemble autogestito che è una delle più elettrizzanti novità emerse nel jazz dell'ultimo decennio.  

Art Tatum e Oscar Peterson i suoi riferimenti jazz, Jimmy Smith per l’Hammond, Henry al suo meglio combina il gospel e il jazz nel suo modo di suonare.

Cory Henry, voce, organo; Keys Nicholas Semrad, tastiere; TaRon Lockett, batteria; Sharay Reed, basso; Adam Agati, batteria; Denise Stoudmire,voce Tiffany Stevenson, voce, la formazione che ha dato vita ad uno spettacolo pieno di energia ed entusiasmo;

Cory appena entrato ha ringraziato tutti per essere intervenuti e ha appunto detto “potete battere le mani e magari ballare durante il concerto”, quello che praticamente hanno fatto tutti fino all’ultimo brano. Performance cominciata con un classico degli anni ’70 Stayin Alive dei Bee Gees stravolta e personalizzata a tal punto da farla sembrare un nuovo brano, e proseguito con i brani presenti sui suoi tre album, senza praticamente un attimo di pausa, i brani tutti collegati tra loro, e due ore piene di concerto cosa veramente rara ai giorni nostri. I musicisti tutti bravi, in particolare le due coriste, Denise Stoudmire e Tiffany Stevenson, dotate di una voce potente, grintosa e dolce allo stesso tempo, sicuramente provenienti anche loro dal Gospel.

Puro spettacolo il loro dove Cory ha dato dimostrazione di suonare l’Hammond in modo perfetto facendo intuire di conoscere lo strumento millimetro per millimetro, e che giustamente è considerato uno dei migliori al mondo.

Un plauso meritatissimo va a Michelangelo Brusco e Luca Costarella per la scelta sia di questa band che degli artisti finora ascoltati nella rassegna 2017, a dir poco perfetta.

Al prossimo appuntamento.

Antonio Pisani

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