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Confermato il fermo del sospettato dell'omicidio Andriani a Molfetta: è il nipote della vittima che avrebbe confessato
28 novembre 2016

MOLFETTA – Dopo 6 ore di interrogatorio sarebbe crollato l’uomo fermato dai carabinieri di Molfetta per l’omicidio di Antonio Andriani avvenuto a mezzanotte di sabato con un colpo di pistola alla testa alla periferia della città.

Si tratta di Crescenzio Bartoli, 44 anni, bracciante agricolo, incensurato, nipote acquisito della vittima (lo zio della moglie), che i carabinieri di Molfetta, guidati dal cap. Vito Ingrosso, hanno confermato il fermo in attesa delle decisioni della magistratura e del Pm del Tribunale di Trani che sta indagando sul caso dott. Lucio Giovanni Vaira.

Il movente dell’omicidio, che in un primo momento aveva fatto pensare a regolamento di conti o esecuzione nel mondo della droga, sarebbe stato, invece, una discussione avvenuta fra i due nel portone di casa di Andriani, in via Martiri di via Fani 5A (foto), nei pressi della sede del Comune di Molfetta, per rivalità personali mai risolte delle quali il nipote avrebbe accusato lo zio, di avergli fatto numerosi dispetti e vessazioni, negli ultimi mesi diventati sempre più frequenti. Secondo Bartoli, Andriani gli avrebbe rubato le reti da pesca, e lo avrebbe umiliato più volte, minacciando di forargli gli pneumatici dell'auto, cosa che avrebbe poi messo in atto.
Infatti, il Bartoli, ha deciso di farsi giustizia quando avrebbe trovato poco prima dell'omicidio Bartoli gli pneumatici della sua auto forati. Ha quindi raggiunto casa dello zio facendosi accompagnarel'intenzione omicida del marito. Bartoli, accusato di omicidio premeditato, nel corso dell'interrogatorio ha detto anche come si è procurato la pistola: l'avrebbe trovata nascosta all'interno di un muretto a secco di un casolare di campagna.

Così nel corso del diverbio notturno sarebbe partito il colpo che avrebbe raggiunto alla testa lo zio del reo confesso. L’Andriani soccorso e portato al Policlinico di Bari è spirato la mattina successiva dopo un intervento chirurgico, al termine del quale era stata già dichiarata la morte cerebrale.

Quindi nessun regolamento di conti legato al mondo dello spaccio della droga, come era sembrato in un primo momento, e che aveva destato preoccupazione e allarme in città con i soliti allarmisti pronti a lanciare l’allarme criminalità, che va sempre considerato, ma non esagerato e amplificato come fa qualcuno.

L’ipotesi del regolamento di conti era la prima emersa anche per la figura della vittima: Antonio Andriani era stato uno dei boss della droga che nella notte dell’8 ottobre 1996, fu arrestato in seguito all’operazione Reset Bancomat. Successivamente condannato a 22 anni dei quali ne aveva scontati 13 ed era uscito dal carcere nel 2013, provando a lavorare prima come barista, poi come intonachista, e da qualche tempo stava cercando di nuovo un lavoro. Aveva fatto anche richiesta di essere affidato ai servizi sociali per scontare un residuo di pena di un anno.

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