MOLFETTA – Ennesimo (e definitivo) schiaffo morale all’amministrazione Azzollini. S’interrompono le vittorie decantate nell’ultimo Consiglio comunale dal sindaco senatore Antonio Azzollini che, dopo la firma per l’accordo di programma per il Pirp, aveva annunciato un’imminente vittoria. Diventata in appena un mese una sonora sconfitta.
Completamente rigettato dal Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche il ricorso del Comune di Molfetta sulla perimetrazione del Piano di Assetto Idrogeologico (aprile 2009) dell’Autorità di Bacino, con cui si era schierata Legambiente. Abortito il vacuo trionfalismo dell’amministrazione Azzollini dello scorso anno. Demolito il faraonico progetto urbanistico di solo cemento e asfalto di Azzollini e Altomare.
Confermato il rischio idrogeologico a Molfetta: diverse le lame nell’agro comunale (tra cui Lama Marcinase, Lama Pulo, Lama Le Sedelle, Lama Cupa-Martina, Lama Cascione, Lama Reddito, Lama dell’Aglio, Lama Vincenza, Lama Scorbeto), violentate negli ultimi anni dall’urbanistica del cemento, che poco (anzi, mai) ha rispettato la normativa vigente. Ad esempio, secondo l’art. 142 del Codice dei Beni Culturali «i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua, iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n.1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna». Da prassi, eluso.
Cosa deciderà di fare l’amministrazione Azzollini? Avrà il coraggio di rivedere tutti i progetti urbanistici fino ad ora approvati a maggioranza e propagandati con sfarzo ai cittadini?
Senza dubbio, il primo a farne le spese potrebbe essere il Pip3, collocato su Lama Scorbeto. Allo stesso tempo, sarà necessario rivedere i progetti dei nuovi opifici costruiti e da costruire nella fascia di rispetto di Lama Marcinase e dei suoi affluenti. Senza dimenticare il progetto dell’opera di mitigazione idraulica del Gurgo su Lama Scorbeto. La sentenza del TSAP potrebbe anche confermare la maggior parte dei presunti reati contestati all’ing. Rocco Altomare nell’inchiesta “Mani sulla città” dalla Procura di Trani, in particolare quelli riferiti alla costruzione delle palazzine a ridosso di Lama Martina-Cupa.
Del resto, già nell’intervista di Quindici al dott. Guglielmo Facchini, pubblicata sul numero di febbraio in edicola, qualche sentore lo si era avuto. Infatti, il dott. Facchini non solo ha confermato l’inclusione della Lama Martina-Cupa nell’Elenco delle acque pubbliche, ma ha citato anche il Regio Decreto n.523 del 25 luglio 1904 secondo cui anche gli affluenti dei corsi d’acqua pubblica devono considerarsi acque pubbliche (dunque, per Lama Marcinase, le aste Scorbeto, Savorello o Vincenza, dell’Aglio).
Ed ora il Comune di Molfetta sarà anche costretto a redigere un nuovo piano di protezione civile per le lame Le Sedelle (scorre sotto la vecchia 167, lungo via Corrado Salvemini e sfocia alla Secca de Pali) e Scotella (individuata dall’ospedale fino alla Banchina san Domenico), edificate negli anni ’80-’90. Un piano che sia, però, conforme alla nuova perimetrazione del Pai.
Per Azzollini una sonora sconfitta. Per Molfetta, una vittoria.
Sul prossimo numero di Quindici, in edicola il 15 marzo, maggiori approfondimenti sulla sentenza del TSAP e sulle possibili future prospettive urbanistiche e ambientali a Molfetta.
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