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Bilancio dell'attività di recupero svolta dal centro tartarughe marine di Molfetta
05 gennaio 2016

MOLFETTA - Il 2015 si è appena concluso con al seguito un vero bollettino di guerra; un anno infelice per quanto riguarda il bilancio degli spiaggiamenti di tartarughe marine e cetacei morti sul un tratto di circa 100 chilometri di costa che si estende da Monopoli a Margherita di Savoia.

Pasquale Salvemini, del WWF e responsabile del Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, definisce drammatico il numero di tartarughe e cetacei rinvenuti morti. Il totale, infatti, ammonta a 120 tartarughe della specie caretta caretta ed un esemplare di tartaruga verde - specie particolarmente rara rinvenuta sulle coste di Margherita di Savoia - e 12 cetacei.

I decessi di tartarughe sono certamente avvenuti per mano dell'uomo come testimoniano le lesioni macroscopiche sulle carcasse, ad esempio il prolasso cloacale che é quasi certamente riconducibile all'annegamento come causa principale di morte. Le tartarughe pescate con le reti a strascico dovrebbero essere tenute a bordo per poi essere consegnate ai centri di recupero. Rimettere le tartarughe in mare subito dopo lo strascico significa condannare a morte certa questi animali soprattutto nel caso in cui lo strascico dura qualche ora.

Molti esemplari restano ormai privi di vita in mare anche per diversi mesi e vengono riportati a riva dalle mareggiate in avanzato stato di decomposizione e quindi su di esse non è possibile effettuare le necroscopie che svelerebbero le eventuali concause del decesso.

A rendere ancor più nero il bilancio è proprio l'età delle tartarughe spiaggiate. La maggior parte di esse, infatti, sono adulte e per lo più di sesso femminile e quindi pronte alla riproduzione; questa età è difficile da raggiungere perché le tartarughe sin da piccole sono alla mercé di diversi pericoli sia naturali che antropici, basti pensare che delle oltre 100 uova schiuse per ogni deposizione poche sono quelle (inferiori al 10%) che riescono a raggiungere l'età adulta.

Il Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Bari ed in particolar modo con i Proff. Antonio Di Bello e Nicola Zizzo, si occupa di effettuare i rilievi metrici sulle tartarughe spiaggiate, lavorare ad un progetto di studio genetico mediante prelievi bioptici sulle carcasse, effettuando necroscopia quando le condizioni della carcassa lo consentono, recuperare  e ricoverare gli animali vivi effettuando interventi chirurgici per l'asportazione di ami e non solo.

L'opera di sensibilizzazione verso le marinerie, ha portato i primi benefici infatti è crescente il numero dei pescatori che si stanno impegnando nella tutela di questi animali che anno dopo anno ha permesso di salvare un numero sempre maggiore di tartarughe. Tutto questo è reso possibile grazie alla sensibilità mostrata dagli equipaggi dei motopescherecci "Nuova Giovanna", "Argonauta", "Angela Madre", "Francesco Padre", "Speranza" ed il "Flipper" tutti  appartenenti alla marineria di Bisceglie.
Salvemini pone come obiettivo del nuovo anno quello di sensibilizzare più operatori della pesca per ridurre il numero di decessi di tartarughe. Il recupero degli animali vivi è importante anche perché essi sono campanelli d'allarme sullo stato di salute del nostro mare infatti nel periodo di permanenza presso il centro di recupero sono numerosi i campioni di micro e macroplastica defecati dalle tartarughe.

Un doveroso ringraziamento va ai membri del Circolo Vela di Bisceglie, e alle Capitanerie di Porto che hanno avuto un ruolo fondamentale nella liberazione delle tartarughe recuperate mettendo a disposizione le proprie imbarcazioni; si ringraziano le ASL e le Polizie Municipali dei Comuni interessati per aver collaborato di fatto al progetto tartarughe del WWF segnalando ed affiancando gli attivisti del centro molfettese.

Si ringraziano inoltre le Aziende che sostengono attivamente le attività del centro molfettese come: Famila e Dok, Globeco srl, Banca Cattolica srl, e Farmacia del dott. Nicola Favia 

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