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Associazione “Apertamente” Molfetta, lettera di un gentiore di un ragazzo autistico alle sue compagne di classe
07 marzo 2018

MOLFETTA - «L’Associazione “ApertaMente” è formata da genitori di bimbi e ragazzi disabili è da tempo attiva sul territorio di Molfetta organizzando vari eventi e progetti. Uno degli obiettivi principali dell’Associazione è l’inclusione in questo comunicato vogliamo rendere pubblica una bellissima esperienza che ha vissuto uno dei Nostri ragazzi nell’ambito scolastico – dice Maria Cappelluti dell’Associazione Apertamente -.

Francesco è un ragazzo autistico che frequenta l’Istituto Professionale Don Tonino Bello di Molfetta.

Lui ha avuto la fortuna di vivere un’esperienza nella scuola superiore di vera inclusione. Riportiamo qui la lettera che suo padre Stefano ha scritto per ringraziare le amiche di classe di Francesco. Abbiamo deciso di  pubblicare tutto questo per far capire l’importanza dell’inclusione, il sollievo che questi ragazzi e queste famiglie ottengono quando  vivono un contesto scolastico sereno. E soprattutto auspichiamo che il termine fortuna non si debba più usare ma che diventi un qualcosa di realmente fattibile per tutti i bimbi e ragazzi disabili».

ALLE RAGAZZE DELLA 5Bs

Casa di Francesco il 23 novembre 2013, una di voi: “Io penso che se non organizziamo dei giochi Francesco si possa annoiare”.

Eri poco più di una bambina, avevi solo 13 anni, gli occhi vivaci, il viso acerbo ancora lontano dalla bellissima donna che saresti diventata. Dopo solo due mesi aver conosciuto Francesco intuivi che un contesto di conversazione libera non lo metteva a suo agio. Eri venuta a trovarlo con la tua amica inseparabile, a casa di sconosciuti che avevano un figlio strano. Le prime a venire a fargli compagnia. Ma tutto questo non vi inibiva.

Una volta a casa vi sareste accorte che pure la sorellina era strana. Non potrò mai sapere se qualche insegnante vi avesse avvertito che la sorellina di Francesco fosse down. Quello che mi ricordo è che per un paio d’ore chiacchierammo amichevolmente senza imbarazzo e che ci salutammo con la promessa che ci saremmo rivisti… anche se i pasticcini alla crema pasticcera e al cioccolato non vi avevano entusiasmato. In quel periodo la tua amica non mangiava il cioccolato ed io non potevo certo sapere che voi invece amate i frollini e il pistacchio.

Anche per noi eravate delle sconosciute. Quello che allora non potevo assolutamente immaginare è quante volte voi ed altre amiche sareste tornate a trovarci e quante lasagne, pizze, passeggiate e gite indimenticabili avremmo condiviso. Tutti quei diciottesimi a cui abbiamo partecipato con Francesco quasi sempre sorridente; tutte le volte che alle vostre feste avete invitato tutta la famiglia di Francesco.

Come scordare la gita in cui una di voi invitò Francesco nella vostra stanza: non venne solo perché temevo che, se avesse fatto tardi, il mattino successivo avrebbe faticato a levarsi da letto e si doveva viaggiare. Ma l’invito ci fu.

Tutte le volte che lo avete aiutato a pulirsi le labbra con le salviettine e quei panini condivisi anche se uscivate alle 14 da scuola. Quando siamo stati insieme in vacanza. Quando non avete voluto cambiare struttura dell’alternanza scuola-lavoro, anche se era difficile da raggiungere, perché Francesco ormai era inserito. E le mille volte ancora in cui avete avuto attenzione per lui.

Questa storia è iniziata in novembre quando la natura si addormenta e sono poche le piante che fioriscono. Ma proprio allora sbocciava un fiore raro: una tenera amicizia fra un ragazzo autistico e le sue incantevoli compagne di classe. Un fiore destinato a rimanere vivo e rigoglioso per cinque anni.

Grazie alle sue amiche Francesco ha avuto il privilegio di vivere qualcosa che somiglia all’adolescenza che vivono tutti: è stato preso per mano tante volte; molte volte è stato lui a cercare le mani delle amiche; ha ricevuto tanti abbracci, baci, amore reciproco. Un percorso spontaneo ed istintivo ma assolutamente costante e coerente, fondato sull’empatia e l’affettuosità. Io credo realmente che sia stata la cosa più bella che gli potesse capitare.

Mi permetto, di conseguenza, di continuare a credere che ci si concentri troppo sull’abilitazione e troppo poco sull’organizzazione di opportunità piacevoli che possano costituire una vera ragione per vivere. Mi chiedo come mai i giorni più belli dell’anno Francesco li trascorra in gita? Forse perché è più facile incontrare la felicità in gelateria, al ristorante, nella basilica di San Pietro, nel duomo di Milano, magari con affettuosissime amiche accanto.

Intanto il tempo scorre inesorabile ed il suono dell’ultima campanella è sempre più vicino ed è impossibile raccontare in pochi minuti tutto il bene che c’è stato ed è stato costruito quotidianamente in cinque anni.

Ora è giusto che ognuna di voi si prepari a proseguire per conto suo il percorso della propria esistenza, anche se io mi illudo che possa accadere altro. Comunque vada, vi auguro ogni bene e sono certo che porterete alle persone che incontrerete, qualunque esse siano, il valore dell’accettazione dell’altro, il valore della condivisione, della solidarietà, in una parola il valore universale dell’amore.

Voi siete la parte migliore della società.

Buona fortuna.

                                                                                               Stefano

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