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Area archeologica ex Fondo Azzollini manutenzione straordinaria in extremis: la miopia amministrativa
15 gennaio 2013

La civiltà passa sempre dalla riqualificazione dei monumenti e del territorio. Perciò, la conservazione del patrimonio culturale di una città dovrebbe essere una delle più importanti prerogative da perseguire e ottimizzare. Infatti, non è concepibile che monumenti antichi, bellezze naturali e opere nate dell’ingegno dell’uomo possano versare in condizioni di abbandono e degrado. Tutela e valorizzazione, fondanti per il mantenimento dell’identità della nostra storia e delle nostre origini, sono, purtroppo, due ignote sconosciute per la città di Molfetta che ha atteso l’intervento della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia per procedere alla manutenzione straordinaria dell’area Archeologica ex Fondo Azzollini sovrastante la dolina del Pulo. Di fatti, in vista dell’escursione programmata dal Comitato scientifico della riunione dell’Istituto Italiano di Protostorica, la stessa Soprintendenza ha chiesto all’Amministrazione comunale di Molfetta l’esecuzione di alcuni urgenti interventi consistenti nella risistemazione del verde e della tettoia di copertura della strutture/stratigrafie archeologiche e di conservazione delle stesse. In fin dei conti, la pulizia dei sentieri, la sistemazione delle fioriere, l’estirpazione delle erbacce infestanti e quant’altro necessario a rendere l’area in sicurezza e visitabile da parte degli utenti sarebbe dovuta rientrare nell’ambito di una semplice e ordinaria manutenzione. Ma cosa è stato fatto per la salvaguardia di un’area archeologica di così grande pregio? Il Comune di Molfetta si è mai interessato della manutenzione ordinaria dell’area? Secondo quanto riportato nella determina n. 83 dello scorso 30 novembre 2012, pare che nessuno si sia mai interessato in modo attivo e continuativo alla pulizia della zona. Inoltre, nell’atto amministrativo si legge che «la stessa Soprintendenza ha chiesto a questa Amministrazione Comunale l’esecuzione di alcuni urgenti interventi consistenti nella manutenzione del verde e della tettoia di copertura della strutture stratigrafie/archeologiche e di conservazione delle stesse». Dunque, sembra che anche le strutture stratigrafiche/ archeologiche (strutture murarie) siano state abbandonate a se stesse, lasciando che il degrado conquistasse anche una fetta della storia locale. Una gravissima disattenzione amministrativa, se paragonata ai grandi investimenti (o spreco di soldi) indirizzati a faraoniche opere pubbliche, senza mai guardare alla tutela e alla valorizzazione delle eccellenze e bellezze paesaggistico-storiche locali. Dopotutto, si tratta anche una questione di buon senso. Se i lavori di risistemazione fossero svolti con una certa cadenza temporale e con responsabilità amministrativa, si eviterebbe un notevole esborso monetario volto al recupero di una situazione critica, avendo così la possibilità di risparmiare denaro pubblico e convogliarlo, magari, per opere di miglioramento utili alla città. A questa situazione d’incuria, si aggiunge anche il degrado in cui gravano tutti i monumenti storici di Molfetta: non tanto quelli urbani, ma in particolare quelli che cesellano l’agro, tra cui torri e casali, in un penosissimo degrado ambientale, semidiroccati e prossimi allo sbriciolamento. E allora cosa si può fare per impedire la diffusione di questo malcostume e fronteggiare il problema nel migliore dei modi? Innanzitutto, sarebbe opportuno che la prossima amministrazione comunale pianificasse un serio programma di controllo, assistenza e rivalutazione di queste realtà storiche, prima che se ne perdano completamente le tracce, riservando loro una parte delle risorse finanziarie del Comune di Molfetta o accedendo a bandi pubblici regionali, nazionali o europei.

Autore: Angelica Vecchio
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