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Appoggiati a me denuncia: gli atti di inciviltà proseguono a Molfetta. La cultura dell'illegalità e del rifiuto delle regole
24 aprile 2014

MOLFETTA – Nuova denuncia di Maria Cappelluti dell’Associazione “Appoggiati a me” sugli atti di inciviltà dei vandali di Molfetta.

«Era l’8 marzo 2014 quando denunciavamo lo scempio avvenuto alla piantina tattile presso la stazione ferroviaria di Molfetta (Incivili distruggono la pianta tattile della stazione di Molfetta - http://appoggiatiame.blogspot.it/2014/03/incivili-distruggono-la-pianta-tattile.html) ed il 20 aprile 2014 mi sono imbattuta in un altro atto di inciviltà – dice la Cappelluti -.

Qualcuno, come mostrato nella foto, si è divertito ad imbrattare il cartello delle avvertenze e le modalità di utilizzo del dondolo per disabili nella Villa Comunale e a strappare la piantina tattile della stazione ferroviaria (foto).

Ma cosa sta accadendo? Cosa spinge a compiere atti del genere? Sono due domande che sempre più spesso mi sto ponendo. Perché questo accanimento verso chi lotta ogni giorno per andare avanti e per combattere infinite ed estenuanti battaglie contro tutto e tutti?

Le risposte possono essere tante, ma resta il triste dato di fatto che in questa nostra società prevalgono troppo spesso l'inciviltà, la mancanza di rispetto per le cose altrui e l'insofferenza alle regole. Fortunatamente non sempre è così, ci sono realtà nella nostra città dove il rispetto verso chi spesso non è in grado di difendersi da solo esiste e lo dimostra un episodio del quale sono stata tristemente testimone avvenuto mesi fa, quando dei bambini sfidavano una coppia di ragazzine per non farle salire sul dondolo e nonostante queste minacciassero di arrivare alle mani, questi ultimi non si lasciavano intimorire. Hanno difeso con estrema determinazione quel dondolo!

Il custode della villa molto spesso si trova a lottare contro gruppi di adolescenti che a tutti i costi vogliono salire sul dondolo, in 5 oppure 6 la volta, riuscendo spesso a farli desistere ma ovviamente non può passare lì tutta la giornata.

Ma spesso, troppo spesso, a vincere sono loro: gli incivili, che non sanno mettersi nei panni del disabile il quale anche attraverso un semplice gioco o un'attrezzatura, cerca di sentirsi un po' meno prigioniero dei propri limiti.

È evidente che urge un’educazione ed una cultura alla disabilità, da parte di tutti: famiglia, istituzioni, scuole, luoghi ricreativi, parrocchie e così via.

Iniziamo a piccoli passi, chiediamoci noi per primi cosa possiamo fare quotidianamente nel nostro piccolo. Innanzitutto se siamo testimoni di qualche atto vandalico non dobbiamo far finta di nulla e lasciarli fare. Insegniamo a chi ci vive accanto a rispettare gli altri e le cose che ci circondano, a tendere la mano a chi è in difficoltà e a non lasciarlo solo.

Il bene comune e la disabilità ci appartengono e dobbiamo rispettarli!».

Alle apprezzabili considerazioni di Maria Cappelluti e della meritoria Associazione "Appoggiati a me" aggiungiamo che occorre ricominciare ad educare i cittadini al rispetto della cosa pubblica. Un lavoro lungo e complesso che dovrebbe portare avanti la nuova amministrazione comunale, dopo che in passato il governo di centrodestra ha tollerato e mai sanzionato illegalità diffusa, atti di vandalismo e quant'altro che hanno ridotto la città nell'attuale degrado e sopratutto dato ai vandali l'idea che si potesse fare della cosa pubblica quello che si vuole. L'educazione dei cittadini e la cultura della legalità e del rispetto delle regole cominciano dall'azione degli amministratori. Oggi paghiamo il prezzo di quella cultura del berlusconismo del lasciar fare e del disprezzo delle regole e delle leggi.  

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Oltre la cultura del "berlusconismo" di lasciar fare e del disprezzo delle regole e delle leggi, da considerare l'"isolamento morale" individuale in cui questa società, votata esclusivamente al consumo inutile e superfluo, all'apparenza egoistica e narcisistica, ci ha fatto precipitare, ingabbiandoci, annullando ogni reazione di una ripresa culturale. Conta solo l'"avere", possedere, apparire. Sentirsi completamente soli e isolati conduce alla disintegrazione mentale proprio come l'inedia fisica conduce alla morte. Ecco la "ribellione" al mondo quando si è sopraffatti da un totale sentimento di isolamento, il cui risultato, se supera un certo limite, è lo stato di follia rappresentato dai disturbi schizofrenici. Il genere di relazione con il mondo può essere nobile o meschino, ma anche l'essere in rapporto con il modello più basso è immensamente preferibile all'esser soli. Il bisogno incoercibile di evitare l'isolamento morale e stato scritto vigorosamente da Balzac in questo brano de “La sofferenza dell'inventore”: “Ma impara una cosa, imprimitela nella mente che è ancora così malleabile: l'uomo ha in orrore la solitudine. E di tutte le specie di solitudine, la solitudine morale è la più terribile. I primi eremiti vivevano con Dio, abitavano in quel mondo che è il più popolato di tutti, il mondo degli spiriti. Il primo pensiero dell'uomo, lebbroso o prigioniero, peccatore o invalido, è questo: avere qualcuno che condivida il suo destino. Per soddisfare questa aspirazione, che è la vita stessa, egli impiega tutte le sue forze, tutto il suo potere, l'energia della sua vita intera. Satana avrebbe trovato dei compagni se non avesse avuto questa spinta indomabile? Su questo tema si potrebbe scrivere un'intera epopea, che costituirebbe il prologo a “Il Paradiso perduto”, perché “Il Paradiso perduto” non è altro che l'apologia della ribellione”. L'uomo, a mano a mano che conquista una libertà sempre maggiore, nel senso di distaccarsi dall'originaria unità con gli altri uomini e con la natura, e nel diventare sempre un “individuo”, non ha davanti a sé altra alternativa che unirsi al mondo nella spontaneità dell'amore e dell'attività produttiva, oppure cercare la sicurezza in legami con il mondo tali da distruggere la sua libertà e l'integrità del suo essere individuale. Necessitiamo di una “rivoluzione culturale” pacifica che sostituisca questa cultura contemporanea basata solo sul “successo” a tutti i costi e a qualsiasi “prezzo”. Bisogna farlo anche in fretta, non abbiamo molto tempo a disposizione: si sta' precipitando sempre più in basso, velocemente.

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