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Applausi al concerto di De Pietro, Gramegna e Rana per i Molfettesi nel mondo
Rana, Gramegna, De Pietro
06 settembre 2019

 MOLFETTA - Si è svolto, in un Auditorium Madonna della Rosa gremito di un pubblico attento ed entusiasta, il concerto La magia del bel canto. Celebri arie e duetti, organizzato dall’ “Associazione Molfettesi nel Mondo. Rodolfo Caputi”, presieduta da Angela Amato.

Inserito nella cornice del 38° Convegno dei Molfettesi nel Mondo (31 agosto-9 settembre 2019), l’evento, realizzato in collaborazione con l’Associazione Auditorium di Castellana Grotte, ha goduto del Patrocinio della Regione Puglia, della Città metropolitana di Bari e del Comune di Molfetta. Per quest’ultimo sono intervenuti a porgere i loro saluti, all’inizio della manifestazione, il Sindaco Tommaso Minervini e l’Assessore alle Politiche giovanili Angela Panunzio. L’associazione organizzatrice ha tra l’altro fatto dono ai protagonisti della serata di una veduta di Molfetta dall’alto realizzata dal vicepresidente, il dronista Franco Pansini.

Il concerto ha visto esibirsi il soprano Luisella De Pietro, il tenore Leonardo Gramegna e il pianista Vincenzo Rana in un programma, curato dagli artisti stessi, caratterizzato dal fil rouge dell’innamoramento e del disamore, ben esemplato dall’incipit del carme 85 di Catullo, “Odi et amo”. Gli artisti hanno confermato le notevoli doti che li hanno fatti apprezzare nei teatri di tutto il mondo. Luisella De Pietro, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, si è esibita anche in Cina, da Shangai a Tianjin, e Leonardo Gramegna, docente di Canto presso l’Istituto superiore di studi musicali “Pietro Mascagni” di Livorno, è stato tra i più apprezzati interpreti dell’Opera-oratorio Buddha Passion del grande compositore TAN DUN, sobbarcandosi all’enorme difficoltà di cantare in lingua cinese.

Vincenzo Rana, padre di Beatrice (nel 2018 candidata ai Classic BRIT Awards come migliore artista femminile dell'anno), insegna Lettura della partitura presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce; ha accompagnato al pianoforte grandi cantanti, tra cui la Ricciarelli e Bocelli e ha eseguito “Tosca” e “Madama Butterfly” in forma di concerto negli Emirati Arabi Uniti. Un team di artisti, insomma, che dalla Puglia ha intrapreso un percorso che li ha condotti a riscuotere successi a livello internazionale.

Il programma, piuttosto compatto, si componeva soprattutto di brani composti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, con significative eccezioni. Rana ha eseguito in maniera impeccabile ed emozionante l’Intermezzo dei Pagliacci di Leoncavallo, in cui la folle ira dell’amore tradito di Canio comincia ad affiorare, tra le riprese del motivo di Vesti la giubba; si è poi distinto in un pezzo di virtuosismo pianistico di Adolfo Fumagalli (1828-1856), la difficile versione del belliniano Casta diva, tra i vertici lirici del repertorio belcantistico, per sola mano sinistra. Godibile anche l’Intermezzo del Guglielmo Ratcliff di Pietro Mascagni, che rispetto all’opera, una storia di distruttivo amour fou, ha conosciuto fortuna autonoma anche grazie al nitore delle armonie, in alcuni punti, contigue a quelle di Over the rainbow di Harold Arlen (non a caso ci si chiede se si tratti di casualità o se il compositore americano si sia in qualche modo ispirato a Mascagni).

Tra i brani proposti, alcune scelte particolarmente interessanti sono la Chanson des yeux di Leoncavallo, i cui versi sono del famoso poeta francese André Chenier, e le romanze di Tosti (Non t’amo più, eseguita con delicatezza e poesia da Luisella De Pietro) e di Stanislao Gastaldon (Musica proibita), tra l’altro autore di una Mala Pasqua poi eclissata dalla Cavalleria del Mascagni. Gli interpreti hanno evidenziato grande carisma, muovendo da un ruolo all’altro con la raffinata capacità di renderne le sfumature psicologiche, nella piena espressione della bellezza di ogni singola aria o romanza. Leonardo Gramegna appassiona per la ricchezza del mezzo vocale e la padronanza dello stesso, per il nitore della dizione e dell’esecuzione. Offre un’interpretazione di notevole intensità soprattutto in Niun mi tema, dove vibra e commuove il dramma di Otello, e nell’aria del Romeo di Zandonai che si appresta al suicidio, nella falsa convinzione della morte di Giulietta. Luisella De Pietro esprime con grazia intimistica la consapevolezza dell’io lirico del brano di Errico-Tosti, dà voce con energia e sicurezza alla disperazione del giusto, sgomento di fronte al male che lo rimunera del bene compiuto in passato (la Tosca di Vissi d’arte), e al vigore drammatico di Santa, nel racconto a mamma Lucia delle manovre dell’invida Lola. Memorabili i duetti: Mario! Mario! Mario dalla Tosca, un andirivieni di emozioni e di cromie; il superbo contrasto tra Santuzza e Turiddu nella Cavalleria rusticana di Mascagni, continuamente sul punto di deflagrare sino al momento della maledizione, reso con grande effetto anche dal soprano e dal pianoforte. Una scelta vincente è stata rappresentata anche da In mia man alfin tu sei, con Gramegna/Pollione dinanzi a quello che Bruno Cagli definì il tribunale di Norma (Luisella De Pietro). Una sarabanda di stati d’animo in una linea melodica di estrema purezza, in armonia con la personalità di quella straordinaria Medea mancata ch’è Norma. Qui la forza drammatica dei due interpreti raggiunge l’apice, grazie anche all’affiatamento che li caratterizza e che è chiaramente emerso in tutte le esibizioni a due, anche nel delizioso medley finale di canzoni napoletane. In quest’ultimo non è mancato O’ sole mio, ma in una versione connotata da un je ne sais quoi di intimistico, perché (non a caso Gramegna ha voluto dedicarla ai molfettesi nel mondo) non è da dimenticare che il musicista che la compose, Di Capua, in quel momento ad Odessa, il sole di Napoli e d’Italia poteva solo rammemorarlo.

© Riproduzione riservata

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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