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Anche a Molfetta arriva l’ANPI, l’Associazione partigiani Antifascismo e democrazia: una tradizione da conservare e un valore da difendere
Carlo Pasculli, studioso di Giovanni Pansini (antifascista molfettese) , Fiorenza Minervini e prof. Ferdinando Pappalardo, Presidente Provinciale dell’ANPI
14 novembre 2019

MOLFETTA - In un’Italia divisa in sempre più partiti, tornare anche solo per un paio d’ore a ricordare movimenti politici nati nel secondo dopoguerra o poco prima, è un tuffo in un nostalgico passato fatto di lotte e contrapposizioni che hanno permesso la formazione di individui consapevoli e unioni di ideali, sfociati nella conquista di una libertà negata come l’aria. Un passato che, probabilmente, non è mai passato davvero e che oggi è più presente che mai. Forse sono le forme ad essere diverse.

E’ su queste riflessioni che Giovedì 24 Ottobre, presso l’auditorium “Regina Pacis” di Molfetta, si è tenuta una conversazione sul significato di antifascismo e democrazia nella società di ieri e di oggi e delle trasformazioni subite nel corso del tempo.

L’occasione è stata offerta dall’inaugurazione della Sezione ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) a Molfetta, vista la sua presenza già nel territorio biscegliese.

L’evento, partito intorno alle ore 19, è stato introdotto dalle parole della dott.ssa Fiorenza Minervini, la quale ha parlato di come sia cresciuta a pane e politica, di come si senta marcata dallo spirito antifascista e di quanto quest’ultimo l’abbia influenzata, a partire dall’amicizia del padre con lo scrittore e attivista politico Tommaso Fiore e con Gaetano Salvemini, il quale aveva persino visionato la tesi di laurea di sua madre.

Ella ha anche parlato di come recentemente si sia visto rifiorire lo spirito fascista e di quanto questi si stia diffondendo, a tal punto da avvertire la responsabilità di intervenire, lasciando in un angolo la sensazione di non sentirsi capace di “immischiarsi” in tematiche di questo spessore.

In conclusione del suo intervento, la dott.ssa ha spiegato che l’associazione ha incontrato sin dal principio l’entusiasmo di molti ed è costituita dagli antifascisti storici di Molfetta ma anche da docenti e validi studiosi di storia.

La parola è passata al prof. Ferdinando Pappalardo, presidente provinciale ANPI, il quale spiega che in origine nacque come associazione di partigiani ma, in seguito, i partigiani stessi iniziavano a scarseggiare. Nel 2011, durante il penultimo congresso nazionale, la questione è stata affrontata una volta per tutte e, dopo essersi confrontati, sono saltate fuori due tesi: da un lato c’era chi voleva che l’ANPI divenisse una fondazione, dall’altro chi pensava che, senza rinunciare alla propria denominazione, potesse trasformarsi nella casa degli antifascisti italiani. La maggioranza ha optato per quest’ultima decisione che si è rivelata essere quella finale.

Il professore ha posto l’attenzione anche su un altro aspetto ovvero il compito dell’associazione di difendere piuttosto attivamente, la democrazia italiana e di sperare che le generazioni più giovani, portino avanti questo impegno facendo sì che l’ANPI poggi su forze nuove e si rigeneri, nel nome della democrazia italiana.

Egli ha spiegato che il programma dell’ANPI consiste nella difesa dei principi della Costituzione italiana e nell’applicazione integrale di questi ultimi. Un programma che non tradisce la memoria della Resistenza né dell’antifascismo e che il prof. Pappalardo non ritiene nemmeno minimalista in quanto, afferma: “la Costituzione è figlia di quella stessa vicenda, è figlia della Resistenza e i segni di ciò sono palesi. I giovani tendono ad eguagliare questi due momenti storici ma non è così. La Resistenza parte già dal 1921/22”. E ne ha riportato un esempio accaduto proprio a Bari, con la rivolta di contadini e operai, capeggiati da Giuseppe Di Vittorio, nella Camera del Lavoro; proseguendo negli anni del regime e della clandestinità, passando per la rivolta armata delle truppe nazi-fasciste nella Repubblica di Salò.

Pappalardo sostiene che c’è continuità di carattere politico e culturale, tra questi due eventi. “La Costituzione è figlia di questi due momenti e bisogna ritrovare e applicare i suoi principi nella realtà odierna, affinché vengano realizzati fino in fondo e non manomessi in maniera subdola. Questo è il nostro augurio”.

L’intervento del professore si è chiuso ricordando i quattro principi fondamentali che regolano l’associazione: autonomia, pluralismo, unità, europeismo.

“Autonomia perché l’ANPI è la casa degli antifascisti ma non intende essere confusa con altre organizzazioni politiche, e tanto meno sopporta il sentirsi sospettati di svolgere una funzione fiancheggiatrice. Pluralismo perché è un’associazione retta sul rispetto di questo principio. All’interno dell’ANPI si discute ma civilmente, rifacendoci al centralismo democratico. Per questo siamo unitari. Nell’ANPI non ci sono correnti o gruppi organizzati. C’è discussione ma c’è unità, data dal sentire comune e dalla cultura dell’antifascismo e della democrazia.

Nei mesi correnti assistiamo ad un fenomeno inquietante, il profilarsi di una minaccia multi-direzionale nei confronti dei principi fondamentali della nostra Costituzione, da parte di forze politiche caratterizzate da un tratto illiberale visibilissimo. I sovranisti e i populisti hanno un bersaglio in comune, la democrazia rappresentativa. I populisti ritengono che una sola persona possa essere espressione della volontà generale e vogliono la democrazia lenta, così come i sovranisti, malati di “cesarismo”.

E il suo intervento si è arricchito di ulteriore speranza: “Proprio in virtù dei tempi che viviamo, abbiamo il compito di unire le forze, per tutta quella vasta platea di soggetti culturali e sociali che sono in campo a difesa della Costituzione e della democrazia e testimoniano ogni giorno la loro volontà di difenderla e svilupparla, come sindacati confederali, associazioni studentesche e democratiche. Dobbiamo stabilire con questi ultimi, rapporti di collaborazione permanente perché il compito più grave che incombe sulle spalle di tutti gli antifascisti e i democratici italiani è quello di ricostruire un tessuto intermedio che è stato smantellato in questi anni, sistematicamente. Senza questi corpi intermedi tra politica e società, il sistema politico degenera il liberismo, cesarismo, aprendo le porte alle peggiori avventure”.

Subito dopo, il prof. Gianni Pappagallo presenta la rete di studenti delle scuole superiori di Molfetta che collabora per dei progetti, tra cui “Gaetano Salvemini e i giovani”. L’idea di base era di avvicinare questo noto personaggio storico ai giovani e, nei suoi obiettivi fondamentali, la conoscenza della figura di Salvemini, l’attualizzazione del suo pensiero ma soprattutto la sua progettazione, al fine di trovare soluzioni concrete, caratteristica principale di Salvemini.

Il progetto, che vede coinvolgere gli studenti di tutti gli istituti superiori di Molfetta, ha avuto diversi temi nel corso degli anni e, in questo, si è concentrato sulla democrazia.

A seguire, il prof. Carlo Pasculli ha mostrato e commentato, tramite slides, la relazione su un fervente antifascista molfettese, Giovanni Pansini, il quale ha lottato aspramente contro il fascismo minando anche la serenità personale e famigliare.

Al termine, i ragazzi del teatro “De Cipis” portano in scena una piccola performance sul confronto tra libertà e partecipazione, citando alcuni scritti trattanti il tema della democrazia, confrontato con opposte forme di governo.

Dopodiché, sul palco, l’attore Corrado La Grasta, che ha interpretato da Benito Mussolini, portando in scena un ironico spettacolo, tenendo un discorso dalle tipiche caratteristiche “mussoliniane”, su come il Duce avrebbe visto e commentato, dal suo punto di vista, tutto ciò che accade attorno a noi dal punto di vista politico, sociale e culturale e su come avrebbe etichettato la democrazia “il peggior sistema di governo mai esistito”.

Per finire, l’intervento da parte del sindaco Tommaso Minervini, presente per tutto il convegno, il quale ha affermato di essersi sentito in dovere di presenziare alla serata, in primis per l’importanza del momento fondativo dell’associazione ANPI a Molfetta.

Concorde con le parole di Corrado La Grasta nell’impegnarsi affinché il pensiero fascista non si radichi ancora nelle menti dei cittadini, soprattutto dei più giovani, e con quanto detto dal prof. Pappalardo riguarda al solo, benché fondamentale, ricordo del 23 Aprile 1945, il sindaco ha ricordato e sottolineato come prima di quella data ci sia stata una cultura forte, soprattutto meridionale, che ha poi preparato il terreno alla stessa guerra di liberazione e di come alla preparazione di questo terreno abbiano contribuito grandi personaggi protagonisti di questa storia, tra cui lo stesso Gaetano Salvemini.

Il sindaco pone l’attenzione anche su uno degli articoli più noti della Costituzione, quello sull’assenza di distinzione tra sesso, razza e religione, che definisce “maledettamente attuale”, constatando amaramente come tutto vada, sfortunatamente, al contrario.

Rivolgendosi ai giovani, egli conclude evidenziando l’importanza della capacità di discernimento, che libera maggior consapevolezza, attraverso le parole di G. Salvemini: “c’è un solo modo per acquisire conoscenza: “studiare, studiare, studiare”.

 © Riproduzione riservata

Autore: Francesca Perchiazzi
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