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Alluvione zona Asi, oggi consiglio di amministrazione straordinario all'Asi su richiesta dell'ex sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio. Mitigazione idraulica, alle bugie di Azzollini, replica l'ex assessore Gadaleta «Il progetto del centrodestra era faraonico e finanziato solo in parte. Quindi irrealizzabile e destinato a diventare un'altra opera incompiuta. L'amministrazione di centrosinistra ha preparato l'unico progetto fattibile e non devastante per il territorio»
25 luglio 2016

MOLFETTA – Sulla vicenda dell’alluvione, importante e delicato Consiglio di Amministrazione questa mattina alle ore 9 all’Asi (Area sviluppo industriale) di Bari convocato su richiesta dell’ex sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, componente dello stesso consiglio che aveva inviato una lunga lettera all’Asi (vedi allegati), chiedendo una convocazione urgente.

La Natalicchio aveva sollecitato anche un incontro con l’assessore alle infrastrutture Giovanni Giannini, incontro che avverrà sempre questa mattina, dopo la riunione del Cda dell’Asi in Regione. Giannini riceverà il presidente dell’Asi Emanuele Martinelli e il commissario straordinario del Comune di Molfetta Mauro Passerotti per stilare un piano d’azione concreto e finanziato dalla stessa Regione.

Infine, sembra che il commissario straordinario Passerotti dovrebbe incontrare la stessa Natalicchio.

Insomma, qualcosa si sta muovendo, mentre la propaganda messa in atto dall’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, continua a bombardare la città con falsità, soprattutto sulla mitigazione idraulica. Ma anche il segretario del Pd, Piero de Nicolo, recentemente ha sconfessato gli stessi suoi assessori della giunta di centrosinistra, attribuendo la responsabilità della mancata opera di mitigazione all’amministrazione che lo stesso Pd avrebbe dovuto sostenere, ma che in realtà ha fatto cadere, per i noti progetti di inciucio politico con una parte del centrodestra.
In pratica, una conferma di quanto “Quindici” sostiene da tempo, prove alla mano: a far cadere l’amministrazione di centrosinistra è stato il Pd, anche col comportamento ambiguo del suo segretario.
Ecco perché, per evitare la disinformazione in atto (“ripeti una menzogna all’infinito, diventerà la verità” diceva Goebbels teorico della propaganda nazista). “Quindici” ha voluto sentire direttamente dall’ex assessore Rosalba Gadaleta, la reale situazione della mitigazione.

E’ cosa nota, malgrado i tentativi di disinformazione da parte di personaggi senza credibilità alcuna, venditori di menzogne, come il mercenario voltagabbana al servizio del senatore, che l’Amministrazione Natalicchio si è opposta ad un sistema di uso e consumo del territorio che non tenesse conto di vincoli, pregio paesaggistico, utilizzazione delle aree pubbliche con scopi realmente conformi alla pubblica utilità. E questo è stato uno dei motivi che ha portato alla crisi, a causa di alcuni consiglieri del Pd che mal tolleravano questa politica.

E’ un dato di fatto che è stata impartita, dal 2013 ad oggi, una netta sterzata rispetto alle politiche azzolliniane sul bilancio, sulle opere pubbliche e, naturalmente, nel governo del territorio con particolare riferimento alla gestione del vincolo idrogeologico: tutela delle aree a rischio idraulico, laddove vi era la negazione della reale esistenza della pericolosità idraulica e degli evidenti segni di presenza delle lame; concertazione con gli Enti sovraordinati dove prima c’era la contrapposizione frontale e giudiziale se non addirittura il disconoscimento del ruolo istituzionale; partecipazione dei cittadini attraverso il Forum Agenda 21, Comitati di quartiere, confronto con Associazioni di imprenditori e di categoria, laddove c’era l’uomo solo al comando; attenzione per l’uso del denaro pubblico con l’individuazione dei correttivi diretti a minimizzare i costi a fronte dello spreco di denaro proveniente da finanziamenti a pioggia, non mirati ad un utile risultato; preminenza della legalità e dell’interesse pubblico sull’interesse di lobby e gruppi di pressione economica e politica; attenzione ai valori della sicurezza delle cose e delle persone, laddove c’era l’interesse a dirottare risorse e impegno politico-amministrativo per progetti in cui si annidavano intenti speculativi.

«Per quanto riguarda il problema della mitigazione idraulica in zona ASI, è un dato di fatto, riscontrabile dalla semplice lettura delle “carte”, che il Comune di Molfetta, con l’Amministrazione Natalicchio da me rappresentato come Assessore al Territorio – dice Rosalba Gadaleta a “Quindici” -, si è seduto ai tavoli istituzionali con atteggiamento costruttivo, volto a individuare le soluzioni migliori dal punto di vista della sostenibilità ambientale ed economica, ad individuare soluzioni che risolvessero davvero problemi di enorme portata. Non posizioni preconcette, come si vorrebbe far credere in un’immagine caricaturale in voga negli ultimi anni, ma pareri e decisioni assunte con piena cognizione di causa, derivanti da dati tecnico-scientifici e da un dibattito che ha animato una parte dell’opinione pubblica sin dalle previsioni approvate nel PRG che pongono particolare attenzione alle aree soggette a vincolo idrogeologico, attenzione poi persa per strada nelle successive fasi di attuazione. 

E l’obiettivo di questo impegno è stato raggiunto: è stato sventato il tentativo di porre in cantiere l’ennesima opera faraonica che avrebbe portato i seguenti risultati: costi altissimi, oltre i 25 milioni di euro, solo in minima parte disponibili, con rischio concreto di blocco dei lavori; impatto enorme sull’agro con migliaia di ettari di terreni pregiati espropriati; un canale largo quanto un’autostrada che avrebbe lasciato una cicatrice profondissima nelle nostre campagne».

Ma quest’opera faraonica, con i suoi impatti e i suoi costi, avrebbe raggiunto il risultato?
«Assolutamente NO, perché avrebbe creato condizioni di sicurezza idraulica per l’inesistente PIP 3 (non esecutivo perché bocciato da Autorità di Bacino), ma non avrebbe creato maggiori condizioni di sicurezza per la zona ASI, in quanto l’area tra il canale e la ferrovia, sarebbe stata soggetta comunque ad allagamenti (in tal senso il parere di A.d.B. espresso sul progetto preliminare esaminato nella conferenza di servizi del 30.12.2013).     

Tutti gli enti portatori di interessi specifici e significativi sul territorio, presenti alla conferenza di servizi del 30.12.2013, hanno espresso pareri sfavorevoli o fortemente condizionati, tanto che fu chiaro che l’ASI, soggetto proponente e titolare del finanziamento, avrebbe dovuto progettare un’opera alternativa.

Il Comune in precedenti tavoli tecnici aveva anche proposto un approccio metodologico più “dolce” e “naturalistico”, frutto di un confronto con professionisti ed esperti all’interno di Agenda 21, volto a riqualificare e recuperare il deflusso delle singole lame sino a mare. Tale studio, pur non essendo stato recepito dall’ASI, ha comunque spostato l’attenzione del tavolo su un diverso approccio, culminato – al termine di numerose riunioni presso l’Autorità di Bacino e la sede del consorzio ASI - con il recupero di un progetto di mitigazione del 2007 che aveva già ricevuto un parere di massima favorevole dell’Autorità di Bacino.
Di concerto tra tutti i soggetti coinvolti (ASI, A.d.B., Puglia Sviluppo, Regione Puglia, Comune) è stata quindi individuata la soluzione più congrua, efficace e più idonea alla messa in sicurezza dell’area industriale e artigianale esistente. Tale soluzione (che prevede che le quattro lame che insistono sull’area industriale vengano intercettate due a due, con il canale Est, a servizio dell’area PIP, e il canale Ovest, più funzionale all’area ASI) ha messo d’accordo l’ente proponente, i soggetti istituzionali e il soggetto finanziatore.

Su questo progetto si sono espressi favorevolmente non solo gli Enti interessati, ma anche Legambiente che, presente nella conferenza di servizi del 30.12.2013 non aveva fatto nessuna dichiarazione, mentre in quella del 14.12.2014, non opponendosi alla soluzione dei due canali, ha “segnalato” tramite il proprio rappresentante,  la necessità di tener conto nella progettazione del canale Savanella già esistente e di opere progettate da altri Enti; ha infine auspicato la sottoposizione a VIA, in considerazione (come unica criticità rilevata) dello sbocco a mare del canale est».

Insomma, il vero investimento sulle opere di mitigazione idraulica, è stato fatto proprio dall’amministrazione di centrosinistra di Paola Natalicchio?

«Certo, a fronte dei milioni di euro investiti in costose quanto inutili opere pubbliche, è l’Amministrazione Natalicchio che investe sulla esatta percezione del rischio idrogeologico e nella pianificazione delle opere di mitigazione non solo sull’area industriale, ma soprattutto sull’abitato: i nuovi quartieri di espansione, sorti a ridosso della lama Martina, sono a forte rischio, come già segnalato da A.d.B. nel PAI tanto avversato dal sen.  Azzollini. Forse per questo sono stati autorizzati insediamenti civili sin sulla fascia di rispetto della lama e al tempo stesso non si è mai fatto nessun investimento, né per il potenziamento della fogna bianca, né per opere di mitigazione, esponendo la popolazione a un concreto rischio di alluvione, preferendo l’edificazione spinta alla tutela dell’ambiente e dei cittadini.

Per la prima volta invece, nel 2015, è stato conferito incarico ai dirigenti di Ufficio Tecnico e Lavori Pubblici, con il supporto del prof. Vito Telesca, esperto di costruzioni idrauliche, di progettare opere per la zona PIP e Lama Martina da candidare a finanziamento».

In pratica un’inversione di tendenza rispetto alla politica dell’amministrazione di centrodestra di Azzollini e l’alluvione del 16 luglio ha confermato quei timori e le possibili criticità?
«In pratica, la piena verificatasi il 16 luglio, per molti è stata una “scoperta”, una nuova criticità con cui misurarsi, per la Giunta in carica dal 2013 un elemento di valutazione costantemente utilizzato nella pianificazione e nella programmazione. Difatti, non solo i Piani triennali delle opere pubbliche riportano interventi di funzionalizzazione della fogna bianca e di messa in sicurezza di punti critici delle lame, ma l’attività di pianificazione è stata volta al rispetto delle peculiarità idrauliche dell’abitato e alla valorizzazione e recupero dell’agro, attraverso le attente verifiche dei Piani di Comparto approvati, attraverso l’attività di adeguamento del PRG dapprima al PUTT (adeguamento inspiegabilmente non votato dal Consiglio, ma adottato dalla Giunta) e poi al PPTR, il nuovo piano Paesaggistico che punta al recupero e alla tutela delle aree di pregio paesaggistico. Su quest’ultimo studio è in corso l’attività del pool di professionisti incaricati dall’Amministrazione uscente (Berlen, Gagliardi, Colella) a supporto del Settore Territorio, con una condivisione degli obiettivi con gli Uffici Regionali: in questa attività un ruolo importante viene dato, a seguito degli indirizzi forniti dall’Amministrazione, alla tutela proprio delle lame considerate quale contesto peculiare del territorio. E poi l’atto di indirizzo del PUG, che pone l’obiettivo di una ricucitura del contesto agrario con quello costiero e, infine, con lo studio di fattibilità per il Patto città-campagna, realizzato con altri 7 Comuni, di cui Molfetta è capofila, con mirati interventi di riqualificazione per il Parco Multifunzionale delle torri e dei casali del Nord-Barese e di forte recupero dell’identità agricola nei suoi aspetti economici, culturali, paesaggistici».  

© Riproduzione riservata

Autore: Felice de Sanctis
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