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A Miriana Lopopolo la Borsa di studio “Walter Palombella” del Rotary di Molfetta La studentessa d'eccellenza, già collaboratrice di “Quindici”, si è distinta nel suo percorso di studi in lettere moderne, ottenendo il voto più alto tra i tre candidati al premio
11 aprile 2014

MOLFETTA - È stata assegnata a Miriana Lopopolo (nella foto con i coniugi Palombella) la Borsa di studio “Walter Palombella”, grazie all’iniziativa della famiglia Palombella del Rotary International Distretto 2120 e del Club di Molfetta. Questa studentessa d’eccellenza, già collaboratrice di “Quindici”, si è distinta nel suo percorso di studi in lettere moderne, ottenendo il voto più alto tra i tre candidati al premio. Il professor Luigi Palombella, Governatore eletto del Distretto 2120 del Rotary International ha ricordato con parole bellissime suo figlio, scomparso prematuramente, e il suo amore per la cultura e per lo studio delle lettere antiche che lasciò sconcertati i suoi insegnanti e i commissari di esame. Questa borsa di studio è nata in memoria di Walter, a favore di quei giovani meritevoli che, come lui, con passione raggiungono brillanti risultati nell’indirizzo letterario. La cerimonia è avventa presso la sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico a Molfetta, ed è stata presieduta da Dante Angrisani, Presidente del Rotary Club Molfetta. Tra gli intervenuti, il vicesindaco Bepi Maralfa e le autorità rotariane.

Nel corso dell’evento, affascinante la relazione esposta dal prof. Nicolò Spadavecchia dal titolo “Uno sguardo su Roma”, attraverso la quale, da storico, ha evidenziato l’estrema importanza della critica delle fonti e della curiosità che permette di capire attraverso quali processi si sia arrivati alla situazione attuale, perché la storia è anche racconto, racconto di vite passate. Nei manuali degli ultimi anni invece il testo si restringe per lasciare il posto a inserti a bordo pagina, schede, tabelle e grafici, a discapito del racconto. Ridurre la storia a nomi e date significa privarla di bellezza e della possibilità dell’immedesimazione. Ogni storico cerca nel passato quei fili che lo collegano al presente, cerca continuità ma soprattutto le differenze necessarie per avere uno sguardo più limpido.
Nel caso di Roma non è semplice distinguere i fili continui da quelli spezzati: Roma non si è mai interrotta, né come luogo fisico, né come idea che da quel luogo fisico si è sviluppata. Essa ha avuto un successo oggettivo nell’ambito della storia e si è imposta al punto di essere identificata con una certa idea di potere e di società in cui un’aggregazione di uomini, riunita secondo determinate leggi, non concepiva la cittadinanza come esclusiva, ma come qualcosa che poteva essere continuamente ampliato. Del resto questi uomini da una piccola città sulle rive del Tevere, passarono al controllo di tutto il Mediterraneo. E questa doppia continuità tra luogo fisico di Roma che esiste da 2800 anni e l’idea di Roma come metafora di potere, è rimasta costante e ciò può portare a non considerare i fatti con la dovuta lucidità.
Ed è per tale ragione che nessuno ha mai voluto distruggerla, ma tutti hanno puntato ad ereditarla presentandosi come suoi continuatori ad eccezione del suo unico vero nemico, Annibale, il condottiero cartaginese, nel 200 a. C. I continuatori invece sono stati innumerevoli: fondata nel 753 a. C. Roma fu dapprima sede di una monarchia e poi repubblica, fino ad Augusto che ne fece un impero durato cinque secoli e il cui crollo avvenne nel 476, con l’inizio del Medioevo.
A ben guardare però, questo crollo non avvenne, se si pensa alla corte centrale romana trasferitasi a Costantinopoli e all’Impero Romano d’Oriente. Costantinopoli divenne la seconda Roma, che continuò ad esistere per altri mille anni, fino al 1453. Nell’ 800 Carlo Magno si fece incoronare a Roma Imperatore del Sacro Romano Impero e come lui, successivamente, fecero dei principi tedeschi, gli Ottoni e, tra loro, Ottone II amava fregiarsi del titolo di Augusto Imperatore dei Romani.
Questo Sacro Romano Impero, che di romano aveva davvero poco, durò fino al 1806. Dopo la caduta di Costantinopoli del 1453, vi fu lo Zar russo Ivan il Terribile a portare avanti la tradizione di continuità e fece di Mosca la sua capitale, nominandola terza Roma. Mentre gli stessi turchi che avevano conquistato Costantinopoli si proclamarono “Cesare di Roma” e furono gli ultimi cronologicamente a fregiarsi di questo titolo fino al 1922.

L’Impero romano perciò non è caduto, ma è sfumato pian piano continuando ad esistere formalmente. A legare ancora la Roma antica alla moderna è il fatto di essere una capitale religiosa, in origine sul Campidoglio sorgeva il tempio di Giove, fulcro della religione pagana, oggi la città è invece la sede di una religione mondiale. Fino al 1700 il latino continuava ad essere la lingua ufficiale degli intellettuali europei e ancora oggi è la lingua ufficiale dello Stato Vaticano che lo adotta e lo aggiorna per renderlo una lingua viva, lingua che viene ancora insegnata nelle scuole.
Ma tanti sono gli aspetti in cui ritroviamo le tradizioni romane, il nostro calendario è romano e i mesi portano i nomi delle divinità pagane e degli uomini politici del tempo, il diritto privato si rifà a quello romano e l’alfabeto romano è ancora oggi in espansione. Le  istituzioni come quelle del questore, del pretore e del senato, derivano da quelle romane.
Lo stesso Pontificato Massimo è stato istituito, secondo la tradizione, da Numa Pompilio il secondo re di Roma, con il compito di depositario del diritto, di stabilire cosa è giusto e di garantire la pace tra gli uomini e le divinità. A ricoprire tale carica erano sempre uomini politici, tra gli altri Giulio Cesare e Ottaviano Augusto. “Tecnicamente,” sorride il professore, “Papa Francesco è un successore di Giulio Cesare, con questo voglio solo dimostrare che sebbene sia cambiato tutto, si è sempre cercato di mantenere il modello romano. Lo si fa prendendo il particolare, che può essere un nome, piuttosto che la sostanza, per questo lo storico deve mantenere uno sguardo obiettivo al fine di smascherare tutti i riferimenti impropri che si fanno al mito di Roma. Un esempio tra i più eclatanti è l’uso del mito romano da parte del fascismo. Oggi invece si guarda a Roma come esempio di integrazione tra popoli e di costituzionalismo. Ogni epoca, insomma, ha guardato e guarda a Roma, come un modello vincente di cui appropriarsi”.

© Riproduzione riservata

Autore: Marianna Palma
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